In Italia, uno dei principali motivi di controversia sul linguaggio inclusivo è collegato alla mancanza del genere neutro come in inglese: vi è più spesso quindi la necessità di utilizzare espressioni al maschile o al femminile. I tanti tentativi per adottare in tono neutro vengono visti come poco “naturali” e non adatti.
Eppure, per un’azienda, utilizzare un linguaggio inclusivo permette di raggiungere un pubblico più ampio per almeno tre motivi:
- Trasmette un’immagine professionale del brand
- Permette di raggiungere target differenti e non rappresentati
- Contribuisce a plasmare positivamente la percezione collettiva della realtà.
Come adottare un linguaggio inclusivo?
Possiamo iniziare da semplici regole che possono essere adattate al contesto. Analizziamone alcune:
- Non diamo nulla per scontato. utilizzare un linguaggio troppo tecnico, esprimersi sempre al maschile, utilizzare immagini non rappresentative della diversità indica che abbiamo già escluso dei target.
- Prestiamo massima attenzione ai messaggi brevi e diretti. Nelle Call To Action, nei form di contatto e negli oggetti delle mail, evitiamo espressioni che richiedono una scelta tra maschile e femminile. Ad esempio, utilizziamo espressioni generiche come “Ti diamo il benvenuto” anziché il maschile “Benvenuto!”.
- Usiamo al femminile i titoli professionali applicando queste regole:
- I nomi che terminano in –o hanno il femminile in –a.
- I nomi che terminano in –tore hanno il femminile in –trice.
- I nomi che terminano in –sore hanno il femminile in –sora.
- I nomi che terminano in –iere hanno il femminile in –iera.
- I nomi che terminano in –e valgono sia per il maschile che per il femminile.
- Se ti rivolgi a un pubblico che include persone non binarie, la soluzione sperimentale al momento più quotata in linguistica è usare lo schwa (Ə) come desinenza. È una lettera dell’alfabeto fonetico internazionale e non ha nessuna marca di genere: quindi è una desinenza neutra. Utilizzare l’asterisco (es. Ciao a tutt*) alla fine della parola potrebbe invece rendere poco scorrevole la lettura di un testo scritto.
- Se non sai che termini utilizzare per certi gruppi di persone, puoi seguire queste indicazioni:
- NON USARE nero, di colore. MA USARE africano, afroamericano, caraibico, indiano (spostando quindi il focus dal colore della pelle all’etnia).
- USARE omosessuale, gay, lesbica, transgender (N.B. in questo caso va sempre usato l’articolo del genere “di arrivo”. Se per esempio una persona ha fatto il passaggio da uomo a donna bisogna dire UNA transgender).
- NON USARE non udente, non vedente. MA USARE sordo, cieco, sordomuto, come desidera essere chiamata la comunità di riferimento.
- NON USARE disabile, diversamente abile, portatore di handicap. MA USARE persona con disabilità.
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