Hai sentito parlare di comunicazione inclusiva e vorresti capire come applicarla al tuo brand? Scopri con noi perché è sempre più importante investire nel marketing e inclusione.
La diversità come strumento di comunicazione non è un concetto rivoluzionario ma, negli ultimi anni, è diventata un’esigenza percepita dai consumatori e, di conseguenza, anche dai brand. L’88% degli italiani – secondo il Diversity brand Index 2020 – afferma di fidarsi maggiormente delle aziende che rappresentano la diversità nei loro annunci.
Le battaglie condotte dalla comunità LGBT+, la maggiore informazione riguardo le diversità di genere, la nascita del movimento Black Lives Matter, hanno aperto un dibattito sui temi dell’identità di genere e, in generale, sul concetto di diversità. Stimolo che le aziende hanno colto iniziando a sviluppare una cultura interna di D&I (Diversity&Inclusion) che ha coinvolto marketing e comunicazione.
Non a caso l’azienda cosmetica DOVE ha sottoscritto con il proprio pubblico il “Dove Real Beauty Pledge”. Di cosa si tratta? Un accordo in cui promette di esaltare la bellezza delle donne mostrando sempre reali in modo da aiutare le persone giovani a sviluppare autostima e sicurezza a partire dall’aspetto fisico. E lo ha fatto dopo una serie di spot che hanno portato il brand a ricevere critiche perché si mostrava come il sapone potesse “sbiancare” la modella afro discendente che si trasformava in una donna caucasica. Una promessa che facilita, da parte dell’acquirente, l’identificazione con il prodotto.

Gli utenti sono sempre più propensi ad acquistare valori – oltre ai prodotti – che non solo si esprimono nel sostenere le cause ma anche sostenendo contenuti che promuovono una cultura inclusiva.
Nel 2019, uno studio di Google e Ipsos ha riportato dati interessanti secondo cui:
- il 69% dei consumatori neri americani di età compresa tra i 13 e i 54 anni, è più incline ad acquistare prodotti di un brand che realizza campagne inclusive in cui figurano comunità previamente escluse,
- il 71% dei consumatori parte della comunità LGBTQ+ di età compresa tra i 13 e i 54 anni, è più incline a interagire con ads che rappresentano autenticamente il loro orientamento sessuale.
E ancora, uno studio di Adobe del 2019 ha evidenziato come:
- il 61% degli Americani trova importante vedere ads inclusive,
- il 38% dei consumatori sono più incentivati a fidarsi di brand che mostrano diversity nei loro ads.
Che cos’è il Marketing Inclusivo?
Il marketing inclusivo è quindi espressione di una cultura sociale e organizzativa che riconosce l’esistenza di diversi target di riferimento che si differenziano per genere, origini etniche o religiose, orientamento sessuale, età.
Adottare questo approccio è una scelta importante per un brand perché non si tratta di una linea comunicativa ma di lavorare alla costruzione di consapevolezza tra le persone che lavorano in quella azienda. Lanciare una campagna advertising partendo da un argomento etico di forte attualità ma che non corrisponde a ciò che un brand trasmette, non porterà al raggiungimento di nessun obiettivo a lungo termine o ancora peggio, sarà visto come opportunismo.
Perché il Marketing Inclusivo è così importante?
Per un’azienda utilizzare un linguaggio e, più in generale, una strategia di marketing inclusivo permette di:
- consolidare la buona reputazione del brand
- trasmettere valori e messaggi universali, in cui tutti possano identificarsi e riconoscersi
- creare una community in cui ogni utente possa sentirsi accettato
- promuovere una cultura e un ambiente privo di discriminazioni ed etichette
Essere inclusivi ha ricadute a diversi livelli aziendali, sia interni che esterni, ed è un modo per superare stereotipi che precludono il coinvolgimento di nuovi target a cui il proprio brand può rivolgersi.
I brand più inclusivi in Italia
Investire in comunicazione inclusiva ha i suoi vantaggi e lo dimostra il fatto che contenuti e messaggi rimangono nella mente del pubblico. Quali sono i maggiori brand italiani percepiti come inclusivi? Lo racconta il Brand Diversity Index:

Una delle conseguenze maggiori che ottengono i brand percepiti come inclusivi è un alta percentuale di NET PROMOTER SCORE (NPS=indicatore del passaparola) con un forte impatto sia sulla reputazione aziendale che sulla fiducia da parte di consumatrici e consumatori, più propense/i a consigliare o farsi ambassador di un brand percepito come inclusivo. Al contrario per le aziende percepite come non inclusive il NPS scende fino al -81,8% (rispetto al -43% registrato nel 2018).
Il NET PROMOTER SCORE per i marchi percepiti come più inclusivi quest’anno ha raggiunto quota 85,1% (+14 p.p.) rispetto al 70,8% dello scorso anno, con un potenziale in termini di delta nella crescita dei ricavi del +20% rispetto al 16,7% del 2018, a dimostrazione della stretta correlazione tra D&I, passaparola positivo e crescita economica/ricavi dei brand.